Lettera da Cesare Ferreri alla Congregazione Municipale della Regia Città di Pavia

Mittente:

Cesare Ferreri

Destinatario:

Congregazione Municipale della Regia Città di Pavia

Data:

20 aprile 1840

Allorché il sottoscritto venne nominato professore in questa Comunale Accademia di Belle Arti, il primo sentimento dell’animo suo fu la riconoscenza per la fiducia di che l’onoravano i suoi concittadini e si propose di mostrarlo in ogni modo che sapesse meglio e giudicò che nulla più valesse a ciò quanto l’adoperarsi con tutte le sue forze all’aumento e al decoro di questo novello patrio istituto.

Animato da tale sentimento, imprendeva egli lieto nel passato autunno il viaggio di Roma e Napoli, pensando di poter aquistare utili cognizioni nell’arte sua, così rendere più frutuosa l’istruzione della gioventù lui affidata.

Ora, la vista dei capi d’opera che rendon sì celebri quei paesi destò in esso forte la brama d’adornare di a(…)no la nascente nostra Accademia e considerando che la è fornita sufficientemente d’incisioni e di gessi di statue antiche, credette di volgersi a qualche grand opera moderna, e nulla gli parve più acconcio dei modelli del famoso bassorilievo del trionfo di Alessandro opera celebratissima del grande Guittone Torvaldsen.

Tutti sanno come questi marmi impareggiabili, che adornano di presente la Villa Sommariva sul Lago di Como, sono composizione grandiosa, ricchissima di gusto squisitissimo. Degna dell’antica Grecia, è opera da cui gli artisti non sanno staccarsi gli occhi, sono un miracolo della nostra età in cui la scultura salì a quel grado / altissimo al quale elevasi per opera soprattutto dell’immortale Canova.

Questo suo pensiero adunque comunicò egli alla signora Luigia Majochi che gli era compagna nel viaggio ed ella, mossa da un desiderio generoso di giovare a questa nostra scuola e di lasciare un bell’esempio d’amor patrio, deliberò d’acquistarlo per afferirlo in dono a codesto illustrissimo Municipio; è dono prezioso, egli è il terzo getto che s’è fatto di tal opera, il primo è posseduto dal Duca di Torlonia in Roma, il secondo fu spedito all’Accademia di Edimburgo e questo è destinato ad essere ornamento splendidissimo della nostra città.

Ma siccome la somma a ciò non fu veramente lieve cosa, perché non minore di 200 scudi romani, così la delicatezza dello scrivente non comporta di caricare pure la generosa donatrice della spesa non lieve d’imballaggio, di spedizione e condotta, le quali veramente montano ad altrettanti, sono nove casse che ci vengono fino da Roma. Ora, in tale stato di cose, si volge l’esponente all’Illustrissima Congregazione Municipale e la prega caldamente a voler col suo concorso al dispendio dar fine a un’impresa sommamente onorevole a noi e d’un utilità infinita a giovani artisti, perché essendo opera prima di varietà e di eccellenza in ogni sua parte, dove veggonsi tra la folla degli uomini d’ogni età, d’ogni fisco, d’ogni condizione, bellissimi cavalli in movenze / leggiadrissime ed elefanti e cammelli, leoni e pantere ed altri moltissimi animali, presenta in ogni genere esempi ottimi da imitare allo studioso, sicché forma per sé una scuola ricchissima e nobilissima nella nostra arte. Al detto bassorilievo si aggiunge una bellissima statua grande al vero, detta il Mercurio di Napoli, trovato [ad] Ercolano, ed un busto di Psiche di Pompei: l’ultima è rarissima e non si trova che [all’]Accademia di Francia in Roma.

Pieno di fiducia che vengan le sue preghiere esaudite, ossequiosamente si sottoscrive

 

Pavia 20 aprile 1840

Cesare Ferreri

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