Lettera da Leopoldo Cicognara a Luigi Tadini

Mittente:

Leopoldo Cicognara

Destinatario:

Luigi Tadini

Data:

26 marzo 1823

Da Leopoldo Cicognara a Luigi Tadini

Crema, 26 marzo 1823

 

Signor Conte veneratissimo.

 

E’ singolare la combinazione che mentre io stava appunto dando opera acciò una seconda impressione che sta facendosi del catalogo completo delle opere di Canova non sia mancante della precisa indicazione del monumento da Lei fatto espressamente scolpire, e di cui mi ricordo aver inteso parole, e di aver fatto il giusto encomio al Suo cuore paterno ed amorosissimo, appunto in quel momento mi sono trovato onorato da una graziosissima Sua lettera [1]. Ho quindi fatto immediata e particolare menzione della cosa al mio buon amico e fratello del defunto scultore [2], e non vi sarà dubbio alcuno che possa essere dimenticata l’opera da Lei posseduta.

Quanto al modellino o bozzetto di cui Ella possiede la creta originale [3] non so poi ben dirle se verrà fatto parola, poiché pareva divisamento che fra le opere dell’esimio scultore si enumerassero bensì i modelli delle cose inventate ma non eseguite, ommettendo di far parola di quanto viene condotto in marmo, per non ripetere la stessa cosa. Infatti ora si è trovato un modello di monumento sconosciuto che mi offrì tema a una memoria la quale potrà Ella leggere sull’Antologia di Firenze nel primo fascicolo che escirà alla luce. E’ questo il modello del monumento che m. Gobbo Priuli voleva far innalzare al Pesaro, che circostanze posero poi tutto in dimenticanza, cosichè vuolsi ora che il pubblico conosca quanto venne immaginato allora da Canova, e con quanto accorgimento [4].

Abbia poi ella mio degnissimo signor Conte per indubitato che non essendo la parte stampata dell’elenco originale di Canova giunta fino all’anno 1820, ma soltanto fino al 19, così l’estensore di quel catalogo è scusato di quanto non vi si legge inserito: e posso piuttosto dell’ommissione accusar me medesimo, che non mi sovvenni di questa scultura, d’altronde non veduta da me, mentre nei momenti del massimo dolore comunicai al signor Paravia alcune opere addizionali.

Non so poi come possano da questo fatto semplicissimo esser derivate maligne dicerie, e come l’invidia possa attentare ai fatti e all’onore del vero. Onde da quanto io le scrivo abbia ella tutti i più ampli motivi di tranquillizzarsi e mi apra l’adito a più lieta communicazione coll’offrirmi occasione di registrare il di Lei rispettabilissimo nome tra i concorrenti a contribuire per innalzare il monumento meno indegno che si possa nell’età nostra a un tanto nostro concittadino, e vero luminare del mondo.

A tal oggetto, per aderire al suo nobilissimo desiderio, ho l’onore di compiegarle una formula di soscrizione ch’ella potrà attergare di quel numero di voci che le piacerà segnare per suo conto, o che le riescisse di riunire.

Fino a questo momento le mie cure per quest’impresa furono coronate di qualche successo, e spero che la cosa progredirà a buon termine avendo già riunito presso il banchiere Papadopoli oltre a 50 mila franchi: e immediatamente dopo le feste si porrà mano ai lavori da sei scultori contemporaneamente [5]. Ho su di ciò pubblicato una lettera diretta all’abate Canova che potrà informarla e che non avesse ella in forma separata, avrà forse letta nel Giornale Ufficiale Veneto, che da circa un mese ristampò a piedi di pagina delle notizie politiche.

Da quanto le ho scritto ella può ben conoscere signor conte come io non abbisogni di ulteriori convincimenti per istruirmi di quanto conosco, non restandomi altro se non amarezza che questa dimenticanza abbiale potuto essere tanto sensibile.

Nessuno però potrà meglio di me scusarla, e nessuno con maggior impegno del mio si darà cura acciò sia riparata. La prego di esserne ben sicuro e tranquillo. E ringraziandola della confidenza con cui mi ha onorato, colgo quest’occasione per rassegnarle la mia servitù più distinta offrendomi a’ Suoi comandi. Di Lei signor Conte venerabile suo umilissimo devotissimo servitore

 

Venezia, li 26 marzo 1823.

Leopoldo Cicognara

 

 

[1] Cicognara allude probabilmente alla stesura della Biografia di Antonio Canova pubblicata nel 1823 e completata da un elenco aggiornato di opere, tra le quali è citata la Stele Tadini (L. Cicognara 1823, p. 68); la Stele è nuovamente citata nell’elenco pubblicato in L. Cicognara 1823-1824, VII, 1824, p. 267.

[2] Giovanni Battista Sartori (Crespano, 1775 – Possagno, 1858), fratellastro di Antonio Canova: https://www.museocanova.it/chi-era-giovanni-battista-sartori-canova/

[3] Il bozzetto della Religione.

[4] Si tratta del modello per il monumento funerario di Francesco Pesaro, commissionato a Canova nel 1799, rimasto a lungo presso Giuseppe Priuli che lo trattenne essendo sfumato nel 1805 il progetto anche per ragioni di opportunità politica: cfr. L’opera completa del Canova, presentazione di M. Praz, apparati critici e filologici di G. Pavanello, Milano 1976, n. 118; Idem in Canova 1992, pp. 173-175 scheda 88.

[5] Sul monumento funerario di Canova a Venezia, Basilica dei Frari cfr. R. De Feo, Il monumento a Canova ai Frari, in La gloria di Canova, atti della V Settimana di studi canoviani (Bassano del Grappa, 6-10 ottobre 2003) a cura di F. Mazzocca, M. Pastore Stocchi, Bassano del Grappa 2007, pp. 111-120.

 

Pubblicato in: Epistolario, a cura di Albertario M., in Antonio Canova nelle collezioni dell’Accademia Tadini, a cura di Albertario M., Milano 2010

 

 

 

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