A Bartolomeo Turina delle belle arti esimio amatore e proteggitore

Mittente:

Giovanni Beltrami

Destinatario:

Bartolomeo Turina

Data:

s.d.

Comune di Cremona, Raccolta manoscritti, n. 352.

 

 

A Bartolomeo Turina

delle belle arti

esimio amatore e proteggitore

questi pochi cenni

in segno di gratitudine offre

L’Incisore Beltrami

La Tenda di Dario

Topazio bianco del Brasile

 

 

La descrizione di questa scena dipinta dal Sig. Le Brun, di cui io ho voluto tentare l’incisione in un topazio, qui la riporto per intero siccome appunto venne tramandata da Q. Curzio, che chiameremo il romantico lodatore delle gesta di Alessandro il Macedone. Già compiti gli onori funebri ai trapassati (a Dario e ai guerrieri morti in battaglia) Alessandro manda ad arrestare le prigioniere (la madre, la moglie e le figlie di Dario) che egli stesso verrebbe da loro; e lasciata tutta la turba di comitanti, entra nella tenda con Efestione. Era questi degli amici il carissimo, cresciuto, educato con lui, e l’arbitro dei suoi secreti…e siccome pari al Re era in età, ed anzi lo sopravanzava nell’aspetto del corpo, le Regine l’ebbero per il Re medesimo, e l’onorarono giusta il loro costume. Quindi per gli eunuchi prigionieri fatte avvertite qual si tolse Alessandro, Sisigambi si gettò ai piedi di lui scusandosi di non riconoscere il re di persona. La quale Alessandro istesso colla mano sollevando, disse: non errasti, o Madre, imperciocché anche questi è Alessandro.

La tenda delle Regie prigioniere sta attaccata con corde a due antiche piante, che alle foglie tu le diresti orientali e si vedono per ben diciotto figure a diversi atteggiamenti composte, le quali agli atti, al volto mostrano il dolore della loro disavventura, la sorpresa, la confusione nel vedersi d’innanzi il Macedone vincitore. Tutte le donne della reale famiglia dolenti, stanno in ginocchioni, e la Madre a terra prostrata abbraccia le gambe di Efestione, il quale accenna colla mano qual sia il Re. Io in questa incisione mi sono studiato di conservare tutti i caratteri e le movenze dell’originale: la prostrazione, e diremo anche l’umiliazione orientale nella madre di Dario; il dolor, l’abbattimento nella di lui moglie, che tutte le donne di quell’età vinceva in bellezza di corpo; il timore in tutte le regie vergini di prestantissime forme e finalmente la trepidanza in tutte le altre donne, e negli eunuchi del reale corteggio presentano tutta l’azione del componimento.

Vedesi poi come episodio uno schiavo col capo chinato fino al terreno; una donna, che seduta, o diremo meglio accosciata, fa un atto di grande ammirazione, e lontano lontano la tenda del Macedone, cui stanno d’avanti tre soldati, uno dei quali sdraiato in terra scherza coi compagni siccome è costumanza fra militari nei giorni di tregua.

A me non s’appartiene il fare descrizione delle difficoltà nel conservare il carattere classico ne’ contorni, nell’espressione, e nelle movenze; e come lasciando le bellezze del nudo nelle forme umane, io abbia voluto anche in quest’arte severa dell’intaglio esprimere i reali panneggiamenti, e le orientali ricchezze; io mi riporterò solo alla lettera, di cui mi degnò il chiarissimo Sig. Conte Cicognara, nella quale dottamente ragiona di questo lavoro, che mi costò tre anni d’assidua fatica; dessa è scritta da Venezia in data del 15. Agosto 1832, ed inserita nel Raccoglitore al fascicolo Marzo 1833 N. XCIX.

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