Lettera da Antonio D’Este a Luigi Tadini

Mittente:

Antonio D'Este

Destinatario:

Luigi Tadini

Data:

8 febbraio 1818

Da Antonio D’Este a Luigi Tadini

Roma, 8 febbraio 1818

 

 

Chiarissimo signor conte Luigi Tadini.

 

Varie febbri mi hanno impedito di sollecitamente rispondere alla pregiatissima sua 8 spirante. Ora che mi sento non poco meglio prendo con sommo piacere la penna in mano per rispondere alla indicata sua, e per prima cosa ringraziarla vivamente della memoria che di me conserva.

Tosto ricevuta la pregiatissima sua ho reso noto al nostro Canova la di Lei compiacenza d’inviargli il signor conte Giovanni Battista Monticelli Strada, cavaliere pregiatissimo, il quale certo sarà ricevuto dal nostro scultore italiano con la di lui solita dolcezza con cui riceve le persone che gli vengano inviate da suoi amici [1].

Ho reso noto all’indicato Canova la Galleria che Lei ha con buon gusto posta in ordine ed ho dato un cenno lontano del di Lei desiderio: dico lontano giacchè stante le immense occupazioni di cui è oppresso il nostro artista lo veggo impossibilitato a pensare non dico ad una statua, un bassorilievo, un busto etc, ma ne men ad un dito.

Egli è certo che quando il nostro artista era a Londra dal 1815 non poté disimpegnarsi di dire sì a sua altezza reale il Principe regente d’Inghelterra [2] per due cose, cose dimandate da quel sovrano con tanta generosità e dolcezza e in un momento che tanto doveva e deverà sempre a quella grande nazione il nostro Canova. Da quanto gli scrivo e in succinto (in proposito commissioni) ella vedrà l’impossibilità in cui si trova Canova di accettar commissionia. Io tutto giorno sono per così dire tormentato per parlare a Canova per qualche opera, né giova il dire non puole, non ha vita che basti per terminare i suoi impegni anco che vivesse un seccolo e mezzo, vogliono che gli parli, ed io ubbidisco.

Stia pur certo pregiatissimo signor Conte, ne viva sicuro che se io conoscessi la via d’indurre Canova a fare qualche cosa per Lei lo farei più che volontieri, ma non vi è caso. Si contenti di conservare un bozzetto originale di Canova [3], lo tenga caro e si ponga nel scarsissimo numero di quelli che tal cosa possiegano di Canova. Io non sbaglio se dico che sono due quelli che puol vantare ciò che vanta Lei.

Credo di averla anoiata a suficienza per cui male o bene finisco benché mai finirei essendo tanto il piacere che ho di ricordarla e la ricordo spesso spesso. Mi continui la di Lei prottezione e mi creda di Lei chiarissimo signore devotissimo obbligatissimo servitore

Antonio D’Este

 

/2v/ Al nobile uomo il signor conte Luigi Tadini, Crema.

 

[1] il cremasco Giambattista Monticelli (1782–1847), nato a Crema ma residente a Milano, del quale F. Sforza Benvenuti 1888, pp. 204-204 traccia un caustico profilo.

[2] Antonio D’Este allude alle commesse di Giorgio IV di Hannover, all’epoca principe di Galles, quando Canova fu a Londra nel 1815 per vedere i marmi di Fidia: Venere e Marte (L’opera completa del Canova, presentazione di M. Praz, apparati critici e filologici di G. Pavanello, Milano 1976, n. 307), completato nel 1822, la Naiade (L’opera completa del Canova, presentazione di M. Praz, apparati critici e filologici di G. Pavanello, Milano 1976, n. 276), promessa a lord Cawdor ma sollecitata nel 1815 dal principe e inviatagli nel 1818. Al gruppo fu successivamente aggiunta la Dirce, non ancora compiuta alla morte dello scultore (L’opera completa del Canova, presentazione di M. Praz, apparati critici e filologici di G. Pavanello, Milano 1976, n. 322).

[3] La Religione

 

Pubblicato in: Epistolario, a cura di Albertario M., in Antonio Canova nelle collezioni dell’Accademia Tadini, a cura di Albertario M., Milano 2010

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