Museo Diotti
13/07/2022 - 10/08/2022
All’età di sette anni Louis Auguste Gustave Doré (Strasbourg, 1832 – Paris, 1883), fuggito dalla casa di campagna a Barr, si addormentò nella foresta del monte Sainte-Odile, luogo di leggende e di pellegrinaggi. Si fa risalire a questa esperienza infantile quella ricchezza e forza immaginativa che il pittore-illustratore traspose poi nelle ambientazioni boschive di tante scene di poemi e romanzi, ricche spesso di forme naturali antropomorfe e zoomorfe, pervase da moti capaci persino di evocare i rumori di fronde e di animali.
Esemplari in tal senso sono le illustrazioni per Atala di René de Chateaubriand, opera dedicata a una vicenda ispirata al massacro della colonia dei Natchez nella Luisiana, dove il geniale illustratore dà vita alla lussureggiante e selvaggia vegetazione descritta dalla sapiente penna dello scrittore: «Sospesi sul corso delle acque, aggruppati sugli scogli e sulle montagne, sparsi nelle vallate, alberi di tutte le forme, di tutti i colori, di tutti i profumi si mischiano, crescono insieme, salgono in aria ad altezze che affaticano lo sguardo. Le viti selvatiche, le bignonie, le coloquintidi s’intrecciano ai piedi di questi alberi, dànno la scalata ai loro rami, s’arrampicano fino alle loro vette, si lanciano dall’acero al tulipifero, dal tulipifero all’alcea formando un’infinità di grotte, di vòlte, di porticati. Sovente, sviate d’albero in albero, quelle liane traversano bracci di fiumi e vi gittano sopra ponti di fiori. […] Una moltitudine di animali messi dalla mano del Creatore in quelle solitudini vi spandono l’incanto e la vita. […] Ma quando si leva una brezza ad animare quelle solitudini, a cullare quei corpi fluttuanti, […] a mescolare tutti i colori, a riunire tutti i mormorii, allora escono tali rumori dal fondo delle foreste, passano davanti agli occhi tali spettacoli che io invano mi provai a descriverli a coloro che non hanno mai percorso quei campi primitivi della natura».
Immagine dell’Eden perduto (Milton’s Paradise Lost, 1866) o minacciato dalla civiltà (Atala, 1863), selva oscura e bosco dei dannati (L’Enfer de Dante Alighieri, 1861), ambientazione ideale di agguati (Histoire des croisades, 1877) di fughe e di apparizioni (The Rime of the Ancient Mariner, 1876; Roland furieux, poème héroïque, 1879), luogo delle fate (Fables de La Fontaine, 1867), anticamera della Passione (La Sainte Bible selon la vulgate, 1866), – per limitarci ai libri compresi in questa mostra – nella trasfigurazione letteraria e nella portentosa immaginazione artistica di Doré, il bosco non ha mai cessato di essere serbatoio di risorse e di alterità, di avventurosi appuntamenti e di pericolosi incontri, rifugio di vita e di malavita.
La fortuna editoriale di questi suoi libri illustrati – le traduzioni italiane diffuse da Treves e Sonzogno già negli anni Ottanta dell’800 sono riedite più volte negli anni Venti-Trenta del ‘900 (e continuamente ristampate sino ai nostri giorni), – ha assicurato una grande popolarità all’autore, mentre la sua lingua tardoromantica, apparentemente rétro o démodé, è quella che ha accompagnato la nascita del fumetto, del moderno fotoromanzo e del cinema, almeno sino all’avvento del colore e del sonoro.
Il segno xilografico con cui conosciamo tradotte le illustrazioni di Doré, nella sua riduzione delle immagini a una logica binaria di bianco e di nero, a una texture di luce e di buio, più radicale che nella tradizionale calcografia, ci appare oggi singolarmente vicino al linguaggio della fotografia e, nel caso specifico, a quelle foto ad alto contrasto con cui Luigi Briselli ha reinterpretato poeticamente il bosco padano (Nel fosco del bosco, sino al 10 agosto in questo Museo).